Dal Corriere della Sera del 21 luglio 2003.

 

SCIENZE

 

L'esperienza di Jeanne Louise Calment, deceduta a 122 anni

Quanti anni potremmo vivere? Scienziati divisi

Per alcuni specialisti si può arrivare a 500 anni, per altri 120 è un limite invalicabile. Ma ciò che conta è la qualità della vita

SAN FRANCISCO - Quanti anni vorreste vivere? Se i limiti della vita fossero spostati fino a 500 anni, potreste dire di aver conosciuto Cristoforo Colombo e di aver vissuto in prima persona la scoperta dell'America. È un po' troppo? Secondo alcuni scienziati che a San Francisco hanno preso parte all'annuale conferenza della World Future Society, società senza fine di lucro dedicata agli sviluppi sociali e tecnologici che possono influenzare il futuro, il limite della vita, grazie alle nuove scoperte e ai miglioramenti della medicina, della genetica, dei trapianti e delle nanotecnologie potrebbe essere spostato oltre l'immaginabile, là dove nemmeno gli scrittori di fantascienza si sono mai avventurati: 500 anni.

IMMORTALITÀ - «Penso che stiamo bussando alle porte dell'immortalità», ha dichiarato Michael Zey, professore alla Montclair State University e direttore dell'Expansionary Institute del New Jersey. «Entro il 2075 l'avremo raggiunta e questa è una stima prudente».
Ne è convinto anche Donald B. Louria, professore della New Jersey Medical School, secondo il quale la manipolazione cellulare e genetica,
unita alle nanotecnologie, permetteranno agli esseri umani di vivere ben oltre i limiti che ora conosciamo. «C'è una incredibile accelerazione per spostare il limite dai 120 anni di oggi a 180 anni», ha affermato Louria. «Ma qualcuno ritiene che non ci sono limiti e si potrà vivere fino a 200, 300 o addirittura 500 anni».

 

FANTASCIENZA - Ma altri scienziati che non hanno partecipato alla conferenza di San Francisco sono molto scettici riguardo a queste stime e affermano che il corpo umano non è stato «progettato» per vivere oltre i 120 anni. Secondo loro, anche con il gli stili di vita più sani e la diminuzione delle malattie, non c'è modo per contrastare il decadimento del cervello e di altri organi vitali. Certo, ribattono gli scienziati «ottimisti», ma non tengono conto la possibilità di trapianti e di organi artificiali.
«È pura fantascienza», controbatte Thomas Perls, che dirige la New England Centenarian Study, la più importante organizzazione di studi sull'anzianità. «Questi scienziati continuano a dire che gran parte della popolazione vivrà una vita lunghissima, ma in realtà stiamo già raggiungendo i limiti di età dei nostri corpi.
Dire che l'età media raggiungerà i 100 anni o addirittura 180 è come dire che lo Space Shuttle possa raggiungere Plutone

 

QUALITÀ DELLA VITA - Ciò che conta in realtà non è la durata della vita, ma la qualità della stessa. Harvey Cohen, direttore del Centro di studi sull'invecchiamento e lo sviluppo umano del Centro medico della Duke University, è convinto che l'aumento della durata della vita umana non può avvenire senza modificare il nostro patrimonio genetico nel quale sono già programmate le disabilità legate all'invecchiamento. «E questa è una cosa che certo non può avvenire nell'immediato futuro. Ci sono possibilità, ma oggi non ci sono dati che lo lasciamo immaginare».

Leonard Poon, direttore del Centro di gerontologia dell'Università della Georgia, che ha studiato il caso di Jeanne Louise Calment, una francese deceduta nel 1997 all'età di 122 anni (la persona più anziana di cui sono disponibili dati certi) e segue oltre 150 persone ultracentenarie in Georgia, è molto scettico che la qualità della vità oltre i 120 anni possa essere tale da desiderare di oltrepassare i limiti. «Le persone che raggiungono quell'età sono tutt'altro che in buone condizioni di salute», ha detto Poon. «Ho visitato Jeanne Calment quando aveva 119 anni: era quasi del tutto cieca e aveva molta difficoltà nell'udito».

VITA MEDIA - Forse è meglio incrementare la vita media attuale in alcune zone dell'Africa dove, già bassa, a causa dell'Aids è scesa ulteriormente e in Zambia e in Malawi, per esempio, non supera i 40 anni.

IL REDUCE - Lunedì è morto in Gran Bretagna il più anziano reduce britannico vivente della prima guerra mondiale. In una casa di cura del Buckinghamshire all'età di 108 anni è deceduto Jack Davis. Arruolato nel sesto battaglione della fanteria leggera del duca di Cornovaglia, Davis sfuggì al massacro della battaglia della Somme nel 1916 perché la febbre della trincea lo costrinse a lasciare il campo.