A TUTTI I CAPI DI STATO E DI GOVERNO

AGLI ESPONENTI DELLA CULTURA, DELLE SCIENZE E DELLE RELIGIONI

AI PRINCIPALI MEZZI DI COMUNICAZIONE

 

Maestà,

Eccellenze,

Professori,

Dottori,

Signore e Signori,

 

sono Rodolfo Marusi Guareschi. Sono nato e vivo in Italia.

Forse alcuni di Voi non conoscono bene questo Paese ed il suo popolo, oppure hanno di esso pregiudizi ed opinioni che non corrispondono alla realtà.

Si è fatto di tutto per impedire l’unità dell’Italia e, dalla caduta del Muro di Berlino iniziata il 9 novembre 1989, per ostacolare il suo sviluppo produttivo-commerciale e ridurlo a mero spazio turistico a basso prezzo.

Ma l’Italia non è soltanto «… un’espressione geografica, una qualificazione che riguarda la lingua, ma che non ha il valore politico che gli sforzi degli ideologi rivoluzionari tendono ad imprimerle», come la definì Metternich in una nota inviata il 2 agosto 1847 al conte Dietrichestein.

A parte il fatto che è al centro del Mar Mediterraneo, sulle sponde del quale hanno vissuto i navigatori e commercianti Fenici, gli agricoltori e costruttori Egizi ed i filosofi ed artisti Greci, e sul quale si incontrano i tre continenti Africa, Asia ed Europa, l’Italia è anche altro, che mi sembra utile sinteticamente ricordare.

Qui dall’XI secolo a.C. è iniziata la civiltà degli Etruschi che con le sue tecniche idrauliche ha saputo sfruttare i corsi d’acqua per irrigare e produrre il cibo necessario per tutta la sua popolazione.

Qui a Ficana, l’odierna Dragona, in Lazio, nell’XI secolo a.C., è sbarcato Enea, il più grande guerriero troiano, con il figlio Iulo o Ascanio.

Qui i suoi discendenti intorno al 753 a.C. hanno fondato Roma.

Qui nel 509 a.C., dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo, è nata la prima repubblica (res publica) della storia.

Qui nel 508 a.C. Publio Orazio Coclite arrestò da solo gli Etruschi sul ponte Sublicio per impedire che attraversassero il Tevere.

Qui nello stesso anno Gaio Muzio Scevola mise la sua mano destra su un braciere ardente e non la tolse fino a che non fu completamente consumata dicendo a Porsenna, re degli Etruschi, «Volevo uccidere te. La mia mano ha errato e ora la punisco per questo imperdonabile errore».

Qui Lucio Quinzio Cincinnato (520-430 a.C.) fu console nel 460 a.C. e due volte dittatore, nel 458 e nel 439 a.C. e, dopo aver liberato per tre volte Roma, tornò ai sui campi. Niente privilegi.

Qui nel 387 a.C. Marco Furio Camillo sconfisse i Galli Senoni di Brenno che aveva osato posare la sua spada sulla bilancia dicendo Vae victis» (Guai ai vinti) per avere più oro dai romani.

Da qui nel 58 a.C. partì Giulio Cesare (100-44 a.C.) alla conquista di mezza nord Europa.

Qui stabilì la sua sede la chiesa fondata da un certo Gesù Cristo, palestinese e discendente di re David, che per la prima volta ha dichiarato al popolo che tutti gli esseri umani sono uguali e le donne hanno gli stessi diritti degli uomini.

Qui nella notte di Natale del 25 dicembre dell’800, nella basilica di San Pietro, Carlo Magno fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero da papa Leone III.

Qui sono stati istituiti i comuni che il 29 maggio 1176 riuniti nella Lega Lombarda e “guidati” da papa Alessandro III hanno sconfitto Federico Barbarossa nella Battaglia di Legnano.

Qui sono nati, oltre a tanti altri personaggi famosi, Benedetto da Norcia (480-547), Francesco d’Assisi (1181/1182-1226), Marco Polo (1254-1324), Dante Alighieri (1265-1321), Giotto di Bondone (1267-1337), Francesco Petrarca (1304-1374), Giovanni Boccaccio (1313-1375), Rita da Cascia (1381-1457), Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi detto Sandro Botticelli (1445-1510), Leonardo da Vinci (1452-1519), Michelangelo Buonarroti (1475-1564), Raffaello Sanzio (1483-1529), Tiziano Vecellio (1488/1490-1576), Cristoforo Colombo (1451-1506), Amerigo Vespucci (1454-1512), Jacopo Robusti (o Comin) detto Tintoretto (1518-1594), Michelangelo Merisi detto Caravaggio (1571-1610), Giuseppe Verdi (1813-1901), Arturo Toscanini (1867-1957) ed Amedeo Clemente Modigliani (1884-1920).

Da qui, dal IX al XVI secolo, sono partite le Repubbliche Marinare di Amalfi, Genova, Pisa e Venezia.

Qui nel 1494 Pier Capponi (1446-1496) al re di Francia Carlo VIII che aveva minacciato i fiorentini che non volevano farsi derubare del loro oro con l’ultimatum «allora noi suoneremo le nostre trombe» rispose «e noi faremo suonare le nostre campane».

Qui sono stati inventati i primi banchi di pegno per dare denaro a chi ne aveva bisogno.

Qui già nel Medio Evo è stata sperimentata la prima selezione dei semi in agricoltura e dal 1200 si produce il Parmigiano-Reggiano, l’unico formaggio a pasta dura completamente senza additivi.

Da qui, prima con Antonio Gramsci (1891-1937) ed infine con Enrico Berlinguer (1922-1984) è stata elaborata e proposta l’idea del socialismo democratico ed umanistico.

Qui Guglielmo Giovanni Maria Marconi (1874-1937) ha inventato la telecomunicazione a distanza tramite le onde radio (il telegrafo senza fili).

Qui Enrico Fermi (1901-1954) ha enunciato nell'ambito della meccanica quantistica e della fisica nucleare la teoria del decadimento β, la statistica quantistica di Fermi-Dirac e le interazioni nucleari che hanno permesso lo sfruttamento dell’energia nucleare.

Qui il 29 novembre 1903, un anno prima che Albert Einstein facesse pubblicare la «Teoria della relatività ristretta», venne presentata al Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, da parte del Conte Almerico Da Schio, una memoria del dott. Olinto De Pretto (1857-1921), intitolata: «Ipotesi dell'etere nella vita dell'universo», datata 1.IV.1903 e apparsa poi nel febbraio del 1904 negli Atti dello stesso Istituto, tomo LXIII, parte II, pp.439-500, nella quale si legge «La materia di un corpo qualunque, contiene in se stessa una somma di energia rappresentata dall'intera massa del corpo, che si muovesse tutta unita ed in blocco nello spazio, colla medesima velocità delle singole particelle. [...] La formula mv2 ci dà la forza viva e la formula mv2/8338 ci dà, espressa in calorie, tale energia. Dato adunque m = 1 e v uguale a 300 milioni di metri [al secondo], che sarebbe la velocità della luce, ammessa anche per l'etere, ciascuno potrà vedere che si ottiene una quantità di calorie rappresentata da 10974 seguito da 9 zeri e cioè oltre dieci milioni di milioni.»

Qui ci sono quatto milioni di imprese, pubbliche, private e cooperative, con oltre venti milioni di lavoratori che sono in grado di produrre e distribuire beni e prestare servizi per soddisfare tutti i bisogni e desideri.

Qui abbiamo un Presidente della Repubblica che si è sentito in dovere di dedicarsi alla politica non per passione ma solo per continuare l’opera del fratello che gli è morto assassinato fra le braccia ed un Presidente del Consiglio che pur essendo un giurista sa ascoltare e studiare e con equilibrio dirige il Paese oggi in emergenza per la pandemia di un virus di natura ancora sconosciuta e nello stesso tempo propone con coraggio nuove soluzioni concrete e possibili per riparare agli effetti di una crisi economica e quindi sociale che potrebbe rivelarsi la peggiore che la società civile mondiale abbia mai avuto.

Da qui è stata lanciato nel 2001 il programma Holos Global System con una trentina di iniziative concrete, per affrontare in tutto il mondo i problemi più sentiti ed urgenti dall’intera umanità, fra le quali la Repubblica della Terra, come sistema di governo democratico mondiale, e Dhana, come moneta universale del lavoro garantita fin dalla emissione da capitali di imprese.

Da qui nel 2012 è stato lanciato EkaBank, un sistema di credito universale per dare denaro sulla fiducia, senza garanzie, senza interessi e senza spese a chi ne ha bisogno per vivere e/o per lavorare. È quella stessa EkaBank che nei giorni scorsi ha dichiarato di poter erogare un reddito di base universale ai circa 7,6 miliardi di persone che oggi vivono sul pianeta.

Certo, in Italia abbiamo anche tanti difetti, errori e delitti da farci perdonare.

Abbiamo avuto un certo Fabrizio Maramaldo (1494-1552), soldato di ventura, che nella battaglia di Gavinana, presso Pistoia, il 3 agosto 1530 uccise Francesco Ferrucci (1489-1530), condottiero italiano al servizio della Repubblica di Firenze, mentre era prigioniero, ferito e inerme, che ebbe però la forza di gridare «Vile, tu uccidi un uomo morto!», anzi, in fiorentino, «Vile, tu dai a un morto!»

Abbiamo avuto diversi periodi di codardia, di divisione, di invidia, di cattiveria fra la nostra gente, per motivi di carattere sociale, politico, religioso e campanilistico. Naturalmente ne ha approfittato chi trae vantaggio dal «Divide et impera».

Abbiamo lasciato approvare le leggi razziali, una vergogna incancellabile.

Abbiamo la mafia, anche se a dirla tutta questa organizzazione si è affermata in Italia quando è servita per appoggiare chi ha depredato il meridione per rimborsare i debiti contratti con le grandi famiglie di bancari che ancora oggi controllano il denaro con il quale controllano il mondo.

Abbiamo lasciato assassinare Aldo Moro per motivi veri ancora sconosciuti al popolo e che qui non svelo perché non voglio provocare incontrollabili reazioni negative.

Abbiamo chi fa qualsiasi cosa per denaro e chi si comporta in modo del tutto irresponsabile nei confronti dei più deboli.

Ma abbiamo anche migliaia, anzi, milioni di persone, donne e uomini, che dedicano tutte le loro energie ad altri rischiando anche la propria vita. È così da sempre. Oggi, in particolare, medici, infermieri, ricercatori, forze dell’ordine ma, anche, lavoratori nelle attività dalle quali derivano beni e servizi indispensabili.

Quella che ho rappresentato è solo una parte dell’Italia e degli italiani. Ma ci sono anche i genitori, gli insegnanti, i giovani che si ribellano, gli anziani che esortano, cercano di informare, di pesare il meno possibile …

Infine, c’è l’orgoglio (non l’ambizione o la presunzione o la tracotanza) di non volersi arrendere, né ad un virus né a chiunque sia tentato e/o tenti di sfruttare l’occasione per impoverirci, annientarci, farci diventare quello che in realtà non siamo mai stati: una mera espressione geografica.

Attenzione! Non sarà così!

Grazie per l’attenzione.

Distinti saluti.

Dall’Italia, giovedì 2 aprile 2020.

Rodolfo Marusi Guareschi