Sulla ripartizione dei poteri prevista dalla Costituzione
e sul metodo di elezione dell’Assemblea internazionale della Repubblica della Terra.
È stato chiesto se la
Costituzione della Repubblica della Terra preveda la divisione dei poteri e se
il metodo di elezione dell’Assemblea internazionale della Repubblica della
Terra sia il più democratico possibile.
La divisione dei poteri è
prevista dagli articoli 9 e 10 della Costituzione.
L’articolo 9 prevede che «Le
leggi della Repubblica si ispirano ai principi del diritto internazionale
universalmente riconosciuti e sono caratterizzate dalla semplicità di
significato e di sintassi. La Repubblica richiede l'adempimento dei doveri
sociali e civili nell'interesse di tutti gli abitanti della Terra, eliminando
le contraddizioni fra le norme ed abrogando quelle obsolete. Garantisce la
dimostrazione della ragione e del torto anche nei rapporti con le istituzioni,
promovendo la revisione dei processi civili, penali ed amministrativi e
dimostrando le conseguenze di uno scarso senso del dovere.»
Nelle
note all’articolo 9 si precisa che «Il diritto internazionale, oggi,
ha due soli limiti: quello di non aver abrogato universalmente ed in modo
definitivo la pena di morte e quello di non aver adeguato le pene al grado di certezza
dei fatti oltre che alla loro gravità. Le norme devono essere scritte e
comunicate nella forma più appropriata per essere comprese da tutti e non solo
dai giuristi. L'adesione alla promozione della Repubblica della Terra comporta
l'assunzione di doveri verso gli altri partecipanti e verso tutti gli
abitanti della Terra. La garanzia della dimostrazione della ragione e del torto
attiene alla fase processuale ed è tesa a dimostrare e non a presumere. La
stessa garanzia (la dimostrazione) è estesa ai rapporti tra singoli, gruppi e
loro istituzioni, compresa naturalmente la Repubblica della Terra. La revisione
in base a nuove norme riguarda anche i processi non ancora conclusi. Il senso
del dovere è consapevolezza di responsabilità dei singoli e tanto più di chi
ricopre incarichi pubblici.»
Questo
articolo fissa i principi di giustizia che devono animare la Repubblica della
Terra. In base a tali principi deve svolgere la sua funzione il potere
giudiziario. Sarà compito dell’Assemblea internazionale, quale organo che
rappresenta la sovranità popolare, approvare le leggi per realizzare
concretamente questi principi ed istituire l’ordinamento giudiziario più
adatto.
L’articolo 10 prevede che «Gli
abitanti della Repubblica sono rappresentati nell'Assemblea internazionale costituita
da un rappresentante per ogni dieci milioni di abitanti. La facoltà di fare le
leggi spetta normalmente all'Assemblea internazionale, ma anche gli abitanti
della Repubblica possono prendere l'iniziativa di proporle, di farle e di
abrogarle osservando le leggi. I rappresentanti nell'Assemblea internazionale
sono eletti direttamente dagli abitanti della Repubblica e durano in carica
quattro anni, salvo inadempimento degli impegni assunti con gli elettori. Il
Governo della Repubblica è costituito da dodici governanti eletti dall'Assemblea
internazionale che elegge tra di essi il Presidente. Il Governo resta in
carica fino a revoca da parte dell'Assemblea internazionale e comunque non
oltre sei anni dalla data dell'elezione. Il Governo è diretto dal Presidente ed
ha il compito di realizzare le decisioni prese dall'Assemblea internazionale
nonché di prendere decisioni urgenti. Tali decisioni devono essere ratificate
entro un anno dall'Assemblea internazionale e l'eventuale mancata ratifica
comporta le dimissioni del Governo.»
Nelle
note all’articolo 10 si precisa che «Piena sovranità di tutti gli abitanti
significa piena democrazia. Uguaglianza significa parità di diritti e di
doveri di fronte al genere umano ed al suo ambiente, la Terra. Per integrazione
politica si intende processo di reale democratizzazione planetaria. Il
concetto di decentramento politico supera quelli di federalismo e di
confederativismo, fondati su aggregazioni di Stati e regioni, e riscopre
l'idea dell'autonomia di zona, della località, nel cui ambito avvengono i
rapporti reali decisivi per la comunità.»
Circa
l’Assemblea internazionale ed il Governo della Repubblica, è anche precisato
che «Si tratta di 600 rappresentanti su sei miliardi di abitanti [in
effetti si tratterà di 630 rappresentanti su 6,3 miliardi di persone],
quindi una struttura leggera e tuttavia in grado di rappresentare le grandi
scelte volute dai popoli. Le regole vengono adottate, modificate ed abrogate
attraverso la duplice iniziativa degli abitanti e dei loro rappresentanti. È
prevista la revoca del mandato di rappresentanza. La funzione dei governanti è
di dare esecuzione alle iniziative previste dalla Costituzione e dalle leggi
della Repubblica della Terra. La durata del Governo è superiore a quella
dell'Assemblea internazionale, proprio per assicurare continuità alla funzione
esecutiva dei governanti, salvo disapprovazione del suo operato da parte
dell'Assemblea stessa. È necessario conferire al Governo il potere di assumere
decisioni urgenti rispetto a problemi imprevisti. L'assunzione di
responsabilità trova conferma nella necessità di ratifica di tutte le decisioni
urgenti del Governo da parte dell'Assemblea internazionale.»
Questo articolo stabilisce che all’Assemblea internazionale
spetta il potere legislativo ed al Governo della Repubblica spetta il potere
esecutivo.
I poteri legislativo, esecutivo e giudiziario sono
quindi ben definiti e tutti sono sottoposti alla sovranità dell’insieme degli
abitanti del pianeta.
Non solo. Insieme ai suddetti tre poteri, la
Costituzione definisce anche i principi sociali, civili, economici e morali sui
quali devono essere fondati il diritto soggettivo di disporre delle risorse
necessarie per vivere e svilupparsi, il principio di competizione in base alle
capacità individuali ed all’impiego di energia (lavoro) estesi peraltro, non a
pochi esseri umani ma a tutti gli esseri umani.
Tutta la Costituzione è
fondata sul principio fondamentale di «res pubblica», che indica una
forma di governo basata sul principio della sovranità popolare, in cui il
popolo delega il potere di governare a propri rappresentanti scelti tramite
elezioni ed una particolare dimensione della convivenza, fondata sull'interesse
comune e sul consenso di tutti a uno specifico modo di organizzare la vita
pubblica, facendo coincidere repubblica e democrazia con il modello ideale di
entità repubblicana in cui il governo sia espressione reale della volontà
popolare che lo ha legittimato.
Tale coincidenza ideale
supera il concetto di «repubblica» di Platone, secondo il quale il
modello di un ipotetico stato perfetto sarebbe quello in cui i cittadini sono
rigidamente «compartimentati» in tre differenti caste: quella dei
produttori, costituita da quanti lavorano per soddisfare i propri bisogni
materiali, quella dei guardiani, responsabile della sicurezza interna ed
esterna dello stato e quella dei governanti, la quale, essendo composta dagli
unici cittadini capaci di individuare il bene comune, ossia dai filosofi,
dovrebbe avere il potere di fare le leggi e di amministrare la giustizia.
La Repubblica della Terra si
riconduce all’esperienza repubblicana di Roma nella quale, secondo Cicerone, la
fonte della legittimità del potere politico e del diritto doveva fondarsi sul
consenso della comunità dei cittadini, considerando che buono è solo il governo
che realizza l'interesse comune rispettando le leggi e che «Vera legge è la
retta ragione, in armonia con la Natura, universale, immutabile ed eterna, che
con i suoi ordini richiama l'uomo al dovere e con i suoi divieti lo distoglie
dalla frode. Non è essa diversa da Roma ad Atene o dall'oggi al domani; ma come
unica, eterna, immutabile legge governerà tutti i popoli e in ogni tempo.».
Ciò comportava da un lato il riconoscimento in linea di principio
dell'uguaglianza di tutti gli uomini, poiché in tutti gli uomini si manifesta
la legge eterna della ragione, dall'altro la concezione che il diritto positivo
si fonda sulla legge naturale e razionale.
La magistratura
repubblicana, antitetica alla monarchia, era quindi contraddistinta dalla
temporaneità, dalla responsabilità, dalla collegialità e dalla possibilità che
i cittadini chiedessero pubblico conto al magistrato delle sue azioni. Lo
schema incoraggiava le virtù civiche, che si esprimevano nella partecipazione
alla vita pubblica, e le virtù morali che spingevano ogni cittadino a sentirsi
parte integrante di un unico organismo, spingendolo a rinunciare all'egoismo
privato.
Questo principio si esprime
attraverso la teoria politica del contratto sociale, la dottrina sviluppatasi
tra i secoli XVII e XVIII secondo cui il potere politico sarebbe riconducibile
a un contratto fra individui che lo istituiscono per meglio garantire a se
stessi determinati beni, quali la pace come presupposto fondamentale di
evoluzione, la sicurezza della vita come diritto fondamentale, il possesso dei
beni per lo sviluppo e la libertà come principio di autonomia ed indipendenza
personale.
Ciò significa adottare in modo nuovo i concetti del
giusnaturalismo e trasformare lo stato di natura, nel quale gli individui
vivono isolatamente o in gruppi in perenne conflitto, in una civile convivenza
mediante un patto che sancisce i diritti naturali di ciascun individuo il
quale, per garantirli, si riconosce come parte dell’insieme di tutti gli
individui e conferisce un’autorità a chi ritiene più adatto ad esercitare il
potere.
Da questo tipo di trasformazione, mantenuta
costantemente sotto il controllo e la critica dell’insieme degli esseri umani
che partecipano al contratto sociale, trae concreta legittimità l’autorevolezza
di chi rappresenta gli abitanti della Terra nelle funzioni legislative,
esecutive e giudiziarie.