TROPPI ERRORI È stato un errore dei giudici condannarmi per guida senza patente quando a diciotto anni ero seduto con il foglio rosa al posto di guida dell’auto di mio zio ferma davanti ad un ufficio postale dove si era recato per un versamento. È stato un errore della cooperazione e del Ministero del Lavoro disporre la liquidazione coatta amministrativa della cooperativa Styl Tecnic per una perdita derivata unicamente dall’aver imposto un rapporto di lavoro subordinato ai suoi soci dopo che in meno di due anni la società si era affermata adottando con gli stessi soci un rapporto economico fondato sulla partecipazione ai risultati. È stato un errore dei giudici condannarmi per sottrazione di fondi della cooperativa Styl Tecnic mentre negli ultimi sei mesi non avevo nemmeno prelevato il mio compenso di presidente ed era evidente che l’ammanco fosse dovuto alle perdite e che non c’erano soldi da sottrarre, come ha dichiarato la Cassazione la quale tuttavia ha confermato la condanna. È stato un errore negarmi l’indulto del 1978. E l’errore si è ripetuto quando per dieci volte sono state rigettate le richieste di revisione fondate su consulenze giurate da periti iscritti negli albi giudiziari. Poi, ad un certo punto, è scomparso dall’archivio del Tribunale il fascicolo del procedimento giudiziario. È stato un errore di un ufficio IVA contestare alla società Italmec migliaia di bolle di accompagnamento mai emesse che non avevo potuto ritrovare perché ero impegnato a tempo pieno per salvare un’azienda ceramica dal fallimento su incarico del presidente del Tribunale di Parma. Anni dopo tutte quelle bolle sono state ritrovate ed esibite ma l’avviso di accertamento non è mai stato annullato. È stato un errore dei giudici dichiarare il fallimento della ceramica Valtermina dopo che in dieci giorni l’avevo rimessa in produzione e per otto mesi avevo pagato i dipendenti indebitandomi con una banca che ho rimborsato con interessi del 28%. È stato un errore dei giudici condannarmi per non aver sorvegliato la contabilità della ceramica Valtermina nonostante avessi consegnato al curatore un preciso rendiconto economico-patrimoniale della società e lo stesso curatore avesse dichiarato la mia totale assenza di responsabilità. Ed è stato un errore rigettare le richieste di revisione fondate su elementi dai quali risultava evidente che avrei dovuto essere assolto. È stato un errore dei giudici condannarmi per calunnia per aver denunciato un fornitore della ceramica Valtermina che aveva messo all’incasso un mio assegno dato in garanzia che avevo legittimamente fatto sequestrare. Paradossalmente, la sentenza è stata fondata sulla testimonianza resa da chi aveva ricevuto l’assegno. È stato un errore della Guardia di Finanza contestare nel 1989 tutte le fatture infragruppo del Gruppo Carisma provocando un contenzioso di centinaia di miliardi di lire mentre era evidente che non c’era stata alcuna evasione e che senza quelle fatture le società avrebbero dovuto dichiarare perdite fiscali. Quel gruppo non era stato fondato per interesse personale ma per far investire di più, per produrre più ricchezza e per far emergere il nero delle imprese italiane. Quel nero che negli anni ’80 era il 15% del PIL e che ora è quasi il 30%. È stato un errore degli uffici tributari notificare avvisi di accertamento l’ultimo giorno utile per impedire che fosse chiesto il condono fiscale del 1991. Ed è stato un errore pignorare la sede del Gruppo Carisma, come ha rilevato prima la Corte d’Appello di Bologna e poi la Cassazione. È stato un errore dei giudici tributari non annullare avvisi di accertamento identici e per gli stessi fatti di quelli che gli stessi giudici tributari, in diversa composizione, avevano annullato. È stato un errore dei giudici condannarmi per quelle fatture, essendo del tutto evidente che non c’era stata alcuna evasione, come in due casi ha riconosciuto la stessa Corte d’Appello di Bologna che si è resa conto dell’errore e mi ha assolto con formula piena. È stato un errore degli uffici elettorali non ammettere le liste dei candidati di Rinnovamento nel 1992. È stato un errore dei giudici e delle giunte delle elezioni delle due camere non aver accolto i ricorsi. Nello stesso modo è andata nel 1994 e nel 1996. È stato un errore delle poste italiane lasciar macerare nei loro magazzino venti milioni di giornali regolarmente pagati e spediti gratis a tutte le famiglie italiane. L’Italia aveva bisogno del progetto di Rinnovamento. Se non fosse stato impedito con numerosi atti illegittimi (per non dire altro), ora non ci troveremmo in questa situazione. È stato un errore dei giudici ordinare in mia assenza l’esecuzione di alcune sentenze penali, un errore poi riconosciuto dagli stessi giudici che hanno sospeso l’esecuzione e dalla Cassazione che ha confermato la revoca. Ma si doveva riuscire a mandarmi in prigione come aveva detto quel deputato nel 1992: «bisogna impedire a quest’uomo di pensare ed agire per i prossimi vent’anni». Non è stato possibile: ho continuato a pensare e ad agire. È stato un errore degli uffici tributari contestare, di nuovo nel 1999, tutte le fatture infragruppo a decine di nostre società al solo scopo di impedire rimborsi di crediti IVA del tutto legittimi. Ed è stato un errore dei giudici tributari non aver ancora annullato quegli accertamenti che nel complesso hanno provocato un contenzioso fiscale di oltre 30 miliardi di euro. Alcune iscrizioni a ruolo sono state annulla, poi tutto si è interrotto perché quei presenti crediti sono iscritti nei residui attivi del bilancio dello Stato ed il loro annullamento richiederebbe una legge finanziaria. È stato un errore della Guardia di Finanza e di un procuratore della Repubblica poi risultato incompetente per territorio il sequestro, nel 2000, di tutti i documenti di una ventina di società per scoprire se avessero commesso reati. Il sequestro è stato revocato dal tribunale del riesame e dalla Cassazione. Nel merito, dopo otto anni, un altro tribunale ha dichiarato, su richiesta dello stesso pubblico ministero, che il fatto non sussiste. È stato un errore del giudice l’ordine di custodia cautelare emesso nel 2001 in base al presunto indizio di aver partecipato ad un tentativo di sottrarre fondi al Banco di Sicilia, mentre avevo soltanto sentito il dovere di intervenire, mio malgrado, in quella vicenda per scoprire se davvero qualcuno (che non ho mai conosciuto) stesse cercando di rubare quei fondi e, in caso positivo, impedirlo. Cosa che ho fatto. Ma, intanto, ordine di custodia cautelare, carcere e poi revoca dell’ordine ed assoluzione. È stato un errore delle banche e del Ministero dell’Industria aver rigettato, nel 2001, un programma di investimenti promossi nel Sud per 22.500 miliardi di lire. Per trovare il modo di rigettare quei progetti si sono riuniti due ministri, i loro dirigenti, ufficiali della Guardia di Finanza ed un commercialista (poi andato in carcere) che ha suggerito la soluzione. E tutto perché non abbiamo mai voluto versare tangenti rifiutando sempre ogni compromesso. Quante nuove unità produttive sono state fatte dal 2000 ad oggi sulla legge 488 e quanti nuovi posti di lavoro sono stati creati? È stato un errore di un giudice, nel 2002, il sequestro preventivo della sede del Gruppo Carisma perché non avrebbe dovuto essere ceduta nel 1999. Oltre alla illegittimità, il provvedimento è stato eseguito in modo del tutto illegale. Un tribunale ha poi revocato il sequestro ed assolto nel merito per insussistenza del fatto. Poi, è stato rigettato l’appello presentato dal pubblico ministero. È stato un errore il provvedimento di custodia cautelare emesso nel 2003 da un giudice che il suo stesso tribunale ha giudicato incompetente per territorio. Intanto, la prigione. Poi, quel procedimento è rimasto fermo. Quel provvedimento ha fatto il giro di tutti i tribunali d’Italia e di diversi Stati esteri ai quali ho dovuto dimostrare come realmente sono andati i fatti. Increduli. È stato un errore un altro provvedimento di custodia cautelare emesso nel 2004 da un giudice che dopo due settimane lo ha revocato per insussistenza di indizi di reato. Infine, assoluzione con formula piena. È stato un errore della Banca d’Italia e della Consob il divieto di emettere obbligazioni di Avatar e la diffusione della moneta Dhana. Quei provvedimenti sono del tutto illegittimi e pretestuosi ma sono serviti ad ostacolare una serie di attività programmate per l’Italia. Hanno avuto il solo scopo di impedire che si mettessero in discussione le istituzioni che rappresentano i gruppi dominanti. Nessuno ha mai perso né perderà nulla con Avatar o con Dhana. Né in Italia né altrove. È stato un errore di un tribunale amministrativo il rigetto del ricorso presentato contro il provvedimento della Consob. La sentenza è stata emessa senza notifica di avviso d’udienza alle parti. Abbiamo appreso della decisione da Internet, anche se la sentenza, guarda caso, non è mai stata pubblicata. Si vede proprio che di quella vicenda non si deve sapere. È stato un errore dello Stato chiedere, ancora nel 2004, la revocatoria della vendita della sede del Gruppo Carisma allo scopo di iscrivere una domanda giudiziale per impedirne il libero utilizzo. Quella sede non è stata acquistata per me o per la mia famiglia ma per essere utilizzata anche in attività che non prevedono alcun ritorno economico. È stato un errore dei giudici un provvedimento del 23 dicembre 2004 relativo a sentenze per le quali, in pendenza di richieste di revisione, avevo chiesto, ricorrendo le condizioni di legge, la dichiarazione di estinzione delle pene. Invece di accogliere la richiesta, è stato emesso un ordine di esecuzione. Poi, gli stessi giudici hanno revocato il provvedimento. Dopo che era stato eseguito. È stato un errore degli uffici tributari la serie di pignoramenti per milioni di euro presso banche eseguiti per anni. Sembrava una gara a chi ne facesse di più. È stato un errore degli uffici tributari continuare, anche nel 2008, verifiche fiscali che sono durate quasi vent’anni. Troppi accertamenti sono poi stati annullati non solo da commissioni tributarie ma anche dagli stessi uffici tributari. In tutto, un migliaio di processi tributari, una decina di processi civili e più di ottanta procedimenti penali, con due sole condanne definitive per le quali sono prendenti ricorsi per revisione. Forse troppi errori per una persona sola. Ma questi sono i fatti. Mi scuso per la prolissità. Non dipende da me ma dal numero di errori. E non li ho citati tutti. Non quelli di diverse imprese con le quali abbiamo avuto contatti e rapporti; di chi non ha accolto le proposte per evitare il fallimento di Parmalat e le perdite dei suoi investitori; di chi anni fa non ha accolto le proposte per salvare e rilanciare Alitalia; di chi ha sparlato senza conoscere i fatti ma per semplice pregiudizio, per sentito dire; di chi ha preferito perdere le elezioni pur di mantenere il suo primato; di chi non ha mantenuto gli impegni per rilanciare l’economia; di chi si è detto d’accordo con noi ma per paura o per opportunismo si è poi rimangiato ogni impegno. Errori economici, finanziari, politici, sociali. Tanta irresponsabilità, superficialità, ignoranza, talvolta pura vigliaccheria. Ed ora, quali altri errori saranno commessi? Mi permetto di ricordare che tutte le cose hanno un inizio ed una fine e che alla fine emerge sempre la verità dei fatti. Anche se all’ultimo momento. Non ho indicato i nomi perché sono convinto che non dipenda tanto da chi li ha commessi quanto dalla struttura del sistema. Un meccanismo perverso nel quale all’ingiustizia si aggiunge l’ipocrisia ed il perbenismo interessato. So bene che rispetto alla situazione generale le mie vicende non contano nulla ma penso che aggredendomi si siano sprecate tante occasioni. Non si tratta di protagonismo né tanto meno di velleitarismo. Non mi interessa il primo perché non ho complessi di inferiorità. E non credo di poter essere accusato del secondo perché ho agito sempre e continuerò a farlo per obbligo morale, non per disperazione. Ma perché tutti questi errori? E si tratta veramente solo di errori? Penso che siano stati commessi perché non ho mai accettato designazioni da nessuno, né per essere il più giovane deputato d’Italia, né per sostituire altri. E penso che si tratti certamente di errori ma, tranne qualche caso, di errori coscienti, voluti, inventati. Altrimenti, un giudice non avrebbe detto: «Certo che non ha commesso alcun reato ma mi è antipatico» ed un politico non avrebbe detto: «Lui non lo invitiamo, altrimenti dobbiamo dargli ragione». Mi rendo conto che le mie dichiarazioni possano apparire autoreferenziali ed immodeste ma non dipende da me se chi avrebbe potuto e potrebbe scoprire le carte non ha mai voluto farlo nonostante la mia completa disponibilità ed i numerosi inviti. In ogni caso, tutte le mie affermazioni sono fondate su fatti dimostrabili e provvedimenti giudiziari. Troppo spesso tardivi. Non ho nulla da nascondere, salvo quel che serve per difendermi da chi può aggredire le iniziative che ho proposto dopo aver avuto la mia piena fiducia e quel che provoca istintivamente fideistiche reazioni negative anche se si può dimostrare. Ma che cosa ho fatto? Carisma, Stellar, Rinnovamento. Soldi (miliardi) ed energie impiegate per trasformare e migliorare l’esistente. Poi, il progetto economico nazionale, Holos Global System, la Repubblica della Terra, Dhana ed altre iniziative per le quali sono state messe a disposizione ingenti risorse. Si dirà: ma dove sono i soldi? Ci sono, ci sono. Ma non per essere sequestrati da chi si oppone (ad ogni costo) al cambiamento o, meglio, vuole ancora che tutto cambi perché tutto resti come prima. Come sempre. Ora siamo arrivati ad una situazione irreversibile. Siamo nel baratro. Ed invece di prendere coscienza che dobbiamo e possiamo evitarlo, ciascuno pensa «si salvi chi può». È un errore. Noi siamo un unico insieme e siamo parti di quell’ambiente dal quale prendiamo le risorse per vivere e svilupparci. Abbiamo inventato un sistema artificiale che ci ha consentito di moltiplicarci. Ma dobbiamo prendere coscienza di non avere bisogni illimitati e che le risorse non sono illimitate. Con noi stessi e con le risorse dobbiamo fare i conti. Ridistribuendo equamente le risorse ed evitando gli eccessi e gli sprechi. Soprattutto dobbiamo essere realisti ed alzare lo sguardo per vedere la foresta e non uno solo dei suoi alberi. Nei prossimi mesi tutto sembrerà crollare. Mancherà lavoro, ricchezza, si ridurranno i consumi. Soffrirà prima di tutto chi ha di meno ma anche chi ha di più sentirà la paura di perdere tutto. La situazione diventerà drammatica in primavera. Non sarà un euro in più al giorno a risolvere la situazione di chi non ha nulla. E nemmeno gettare ricchezza (anzi, altri debiti) per salvare i più forti. Ma non sarà la fine del mondo. Possiamo invertire il caos. Possiamo iniziare ad affrontare i problemi più sentiti ed urgenti e nello stesso tempo possiamo trasformare i nostri comportamenti ed i nostri rapporti. Modificando la struttura del sistema. Servono serietà, realismo, convinzione e determinazione. Ed umiltà. Sono nato con la volontà di cambiare il mondo. Con chi vuole la stessa cosa. Credo che sia necessario. Per uscire dal caos. Senza violenza. Senza nuovi falsi miti. Per il bene di tutti. È difficile. Anche perché il sistema è sempre più complesso. Ma due caratteristiche dei sistemi complessi sono l’effetto farfalla e l’emergenza. È ancora possibile uscire dal caos e dimostrare che i costi enormi che gran parte dell’umanità ha subito non sono stati inutili. Ci sono state e so bene che ci saranno reazioni ed aggressioni. Ma so anche che se una cosa è possibile, utile e giusto farla, se non si fa è perché non si è ancora capita abbastanza. Finché non diventa assolutamente necessario capirla. Insieme si può. Grazie per l’attenzione. Febbraio 2025. Rodolfo Marusi Guareschi
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