I PARTE LEGGI UNIVERSALI
Tutte le forme di energia sono costituite da tre elementi: uno
positivo, uno negativo ed uno neutro.
In tutte le unità di energia naturale, due di questi elementi, quello
positivo e quello neutro, sono al centro di uno spazio, sono il
nucleo dello spazio, mentre il terzo elemento, quello negativo,
gravita intorno ai primi due, compiendo orbite ellittiche in un
certo spazio e per un certo tempo.
L'energia che conosciamo è, quindi, costituita da due forze opposte
in equilibrio, che esistono in un certo spazio e che si muovono in
un certo tempo.
L'elemento neutro è di per sé in equilibrio, un equilibrio instabile.
Lo spazio è determinato dalla distanza che esiste tra il nucleo e
l'elemento negativo gravitante.
Fermando il tempo, si annullerebbe la forza centrifuga del-l'elemento
negativo che precipiterebbe verso il nucleo, unendosi
all'elemento positivo e, con questo, diventerebbe tutt'uno con
l'elemento neutro.
Non esisterebbe più lo spazio.
L'unità di energia sarebbe costituita da due elementi in uno, in
equilibrio.
Sarebbe il tutto costituito da due forze indipendenti in equilibrio.
Dunque, è lo spazio che provoca l'interdipendenza di elementi di
forza opposta per un certo tempo.
In assenza di spazio, elementi di forza opposta sono indipendenti
ed in equilibrio, seppure instabile perché altrimenti non sarebbero
mai state in disequilibrio.
Supponiamo ora di poter miscelare un grande numero di unità di
energia, quindi di fermare il tempo e, perciò, di annullare lo
spazio, facendo ricadere tutti gli elementi di forza negativa verso
il centro, verso gli elementi di forza positiva.
Si otterrebbe un'energia più complessa, dotata di un equilibrio
meno instabile.
In ambedue i casi, comunque, riusciamo ad immaginare un'unità
costituita da tre forze indipendenti, due delle quali, in presenza
dello spazio e del tempo, diventerebbero interdipendenti.
Partendo dall'energia più semplice e volendo ottenere energia più
complessa, sono necessari lo spazio, nel quale avvengono le
trasformazioni (evoluzioni) ed il tempo, che misura le fasi delle
trasformazioni stesse.
ORIGINE
All'inizio c'era energia pura, costituita da particelle elementari in
equilibrio, dotate di intelligenza primordiale.
L'equilibrio era fondato su forze indipendenti e l'energia era
neutra.
Non esistevano lo spazio ed il tempo.
L'assoluta indipendenza delle forze costituiva il nulla.
Ma l'equilibrio, fondato su forze assolutamente indipendenti, era
costituito da particelle di energia allo stato più semplice e con
intelligenza minima.
CAUSA
La causa originale dell'evoluzione è l'esigenza percepita
dall'intelli-genza primordiale, espressa dall'energia allo stato più
semplice, di passare da un quoziente minimo ad un quoziente
massimo.
Essendo le forze indipendenti, l'equilibrio primordiale era
instabile.
La necessità di evolversi, quindi, causò il disequilibrio e l'energia
incominciò a muoversi originando così, come primo effetto, il
tempo e, come secondo effetto, lo spazio.
L'energia primordiale, per mezzo dello spazio e nel corso del
tempo, si trasformò in materia che produsse energia sempre più
complessa, tendente al riequilibrio stabile.
L'energia primitiva, per evolversi, aveva bisogno di aggregarsi.
Quindi si trasformò in massa, senza la quale, non esistendo
gravità, non può esserci aggregazione.
La trasformazione richiede necessariamente il disequilibrio.
Il passaggio evolutivo che, mediante la trasformazione dell'energia
nello spazio e nel tempo, conduce ad un equilibrio più
complesso, è il disequilibrio.
Lo spazio ed il tempo sono rispettivamente il mezzo e la misura
dell'evoluzione, finché non verrà raggiunto lo stato di energia più
complessa, che riacquisterà l'equilibrio finalmente stabile.
EFFETTO
L'effetto del riequilibrio sarà la scomparsa dello spazio e del
tempo.
L'origine ed il fine sono due stati di equilibrio ad un diverso
livello: dal più semplice al più complesso.
La causa originaria è stata l'imperfezione, altrimenti non sarebbe
esistito il disequilibrio; l'effetto finale sarà la perfezione,
l'equilibrio stabile.
In rapporto allo stato di tale evoluzione, esistono due forze fonda-mentali:
l'esistenza del disequilibrio e la tendenza al riequilibrio
più complesso.
Il male ed il bene possono essere rappresentati da queste due
forze: lo stato di disequilibrio e la progressiva evoluzione
dell'energia verso uno stato di riequilibrio più complesso.
Il male, o disequilibrio, è l'azione che modifica lo stato esistente
dell'energia; il bene è la forza che reagisce al disequilibrio
instabile e tende al riequilibrio più complesso.
Essendo l'origine ed il fine due stati di equilibrio ed essendo in
effetti avvenute nel tempo e nello spazio importanti trasformazio-ni
rispetto all'origine ed in direzione del fine, ne consegue che la
tendenza al riequilibrio è stata più forte della tendenza al
disequilibrio, cioè il bene è stato più forte del male.
Del resto, è logico che la forza di reazione sia superiore a quella di
una determinata azione, perché la reazione conosce già l'azione
quando interviene, e non può essere il contrario.
La reazione, infatti, ha maggiore conoscenza rispetto all'azione,
perché quando si esprime può farlo conoscendo tutte le azioni e le
reazioni accadute.
L'azione ha minore conoscenza della reazione perché quando si
esprime non conosce ancora perfettamente quale tipo di reazione
potrà provocare.
L'azione è forma di energia più semplice della reazione che è,
quindi, forma di energia più complessa.
In effetti, il male è forma di espressione più semplice del bene.
Il bene è soluzione al male, il prenderne coscienza per eliminarlo.
Il male, in quanto azione, non può avere l'intera percezione della
forza del bene.
Quindi il bene, in quanto reazione al male, è più forte del male,
perché è costretto, in quanto reazione al male stesso, a
riconoscerlo.
Gli elementi comuni al bene ed al male sono: la quantità, la
qualità, gli effetti.
La prima legge universale è questa: a parità di qualità, il male
produce una quantità di effetti superiore al bene.
Quindi, per vincere il male, le forze del bene (del riequilibrio)
debbono esprimere una qualità superiore.
Ed in realtà questa vittoria del bene sul male è avvenuta,
altrimenti non ci sarebbe stata alcuna evoluzione rispetto
all'origine.
La seconda legge universale è: per sconfiggere il male (il
disequilibrio esistente) bisogna conoscerlo.
Non è possibile sconfiggere un male inesistente o sconosciuto, è
forse solo possibile prevederlo.
La terza legge universale è: per realizzare il bene bisogna
sconfiggere il male, bisogna combatterlo, cioè reagire, per tendere
al riequili-brio.
Senza esprimere reazioni, il male non si sconfigge (non si
sconfigge da solo) perché il male è disequilibrio che di per sé non
tende al riequilibrio.
ESSERE UMANO
Per quanto percepiamo l'essere umano è il fine che, dallo stato di
equilibrio instabile dell'energia elementare, tende al riequilibrio
stabile nella forma di energia più complessa.
Dell'essere umano possiamo così identificare l'origine, la causa, lo
scopo.
L'origine è il disequilibrio subito dall'energia primordiale
elementare (particelle subatomiche) in equilibrio instabile.
La causa è lo stato precedente, che si evolve continuamente, cioè
l'insieme delle situazioni (eventi) precedenti, che determinano il
fatto di essere stato, di essere e di poter essere in un certo modo.
Lo scopo è lo stato finale di riequilibrio, da raggiungere nella
forma di energia più complessa: la ragione.
Quindi, lo scopo è la perfezione, perché l'essere umano (la ragione
umana) appare come il potenziale livello finale del processo
dell'evoluzione che riconquista lo stato di equilibrio.
Dalle particelle subatomiche al gas, dal gas alla materia, dalla
materia alla vita, dalla vita all'essere umano, dall'essere umano
alla ragione.
Ecco l'evoluzione: dall'energia più semplice (in equilibrio
instabile) a quella più complessa (in equilibrio stabile).
Ed al termine dell'evoluzione potrà esserci la perfetta ragione,
della quale l'essere umano è dotato e che utilizza in modo parziale
ed imperfetto.
Infatti, per quanto ne sappiamo, la ragione dell'essere umano
appare come il livello finale del processo dell'evoluzione, che
riconquista lo stato di equilibrio.
Se l'evoluzione di tutte le forme di vita porta all'uomo, tutto quello
che accade è strumentale a questo scopo, anche quello che noi (la
ragione umana) giudichiamo come male.
Il male, quindi, è un fatto (azione o pensiero) insito nel processo di
evoluzione, che diventa contrario all'evoluzione (male consapevole)
allorché non si rende necessario od utile all'evoluzione stessa.
Anzi, il male che fa l'uomo cosciente, sapendo di farlo, provoca
come effetto una involuzione, e tutto quello che ne deriva non può
essere nient'altro che male, per chi lo fa e per chi lo riceve.
Si può dire che il bene ed il male sono fatti relativi all'ente che sa
giudicarli.
Il male è strettamente rapportato alla ragione, cioè alla possibilità
di riconoscerlo.
Il bene è evoluzione, come reazione al disequilibrio evolutivo.
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